Natale Penati nasce a Milano il 15 maggio
1884, in via Abbadesse al nr. 25 nel tipico rione milanese dell'"Isola
Garibaldi", dove il dialetto meneghino affiorava in ogni conversazione
ed il carattere generoso di ogni abitante plasmava gli animi delle
persone.
Terzo dei cinque figli di Penati Angelo e Consonni
Maria, sin dalle prime classi scolastiche dimostra una spiccata attitudine
per il disegno e la pittura, tanto che persino i muri di casa diventavano
tavolozze e tele su cui disegnare.
Per chiara vocazione emergente, viene avviato al corso preparatorio
di pittura all'Accademia di Belle Arti di Brera dove entra all'età
di 13 anni, in anticipo rispetto ai piani di studio.
Allievo del pittore bergamasco Luigi Cavenaghi
e del Lorenzelli, segue la scuola dell'Arte Sacra e termina gli studi
all'età di 17 anni, conseguendo risultati più che lusinghieri
con attestati d'onore e medaglie di merito. Non ancora ventenne esegue
già il suo primo lavoro, collaborando con il prof. Rusconi
nella decorazione e affresco di una delle sale del Castello Sforzesco.
All'età di 28 anni sposa Anita Pozzi
e si trasferisce in via De Castillia, al nr. 2 in una caratteristica
casa di ringhiera, situata in uno stabile ubicato sempre nel popoloso
rione dell'Isola, dove troverà posto anche il suo studio di
pittura. Dalla moglie avrà due figli: Angelo, nato nel 1915
(deceduto nel 2001) e Mariuccia, nata nel 1923 tuttora vivente.
Siamo nel 1912 e da allora il grande desiderio di dipingere diventa
espressione artistica di grande rilievo, tanto da iniziare una proficua
collaborazione con lo "Studio d'arte Clemente" che aveva
in Milano due negozi (in Piazzetta Pattari ed in via Dante) e per
il quale dipingeva quadri ad olio con soggetti bucolici, settecenteschi
e paesaggistici. Vengono così raffigurati panorami e scorci
del paese di Musadino (in Valtravaglia vicino a Luino) dove trascorreva
le vacanze estive, non tralasciando gli aspetti tipici della Milano
dei Navigli.
Aveva inoltre rapporti d'affari con alcuni imprenditori milanesi,
per i quali prestava la propria opera decorando le case patrizie di
Milano e dintorni e le facciate di alcuni edifici in Milano. Nel 1931
collabora con l'Arch. Mezzanotte alla decorazione di alcune sale e
della facciata della nuova sede del Palazzo della Borsa Valori, realizzata
su progetto dello stesso architetto. I lavori gli furono assegnati
per il tramite della ditta Intelvi Innocente, costruttore edile milanese
con il quale da anni aveva instaurato una proficua collaborazione,
e che avrebbe giocato un ruolo importante nel futuro dell'artista.
In quegli anni, infatti, l'imprenditore si recò in Puglia e
venne a conoscenza di un concorso per il restauro della Chiesa di
S. Maria delle Grazie in San Marco in Lamis, nell'entroterra del Gargano,
poco distante da San Giovanni Rotondo.
Per la stima profonda che nutriva verso il pittore, lo informò
dell'importante notizia ed in quel momento il Penati comprese che
era giunto il momento tanto atteso: quello di affrontare il tema da
lui preferito dell'Arte Sacra.
Partecipa con grande entusiasmo alla selezione ed invia il suo bozzetto.
Vince il concorso, superando cinquanta pittori che avevano partecipato
alla gara e riscuotendo l'unanime consenso dei componenti la commissione
giudicante.
La Chiesa venne restaurata nel 1933 e l'opera
più significativa può essere ammirata ancora oggi: è
una tela tonda che occupa la parte centrale del soffitto sopra l'altare
e rappresenta San Domenico in adorazione della Madonna del Rosario.
E' davvero un capolavoro che il pittore realizzò in pochi mesi
nel suo studio in Milano, infondendo tutta la sua capacità
e tutto il suo ardore artistico e religioso e che il prof. Luciano
Prada, noto critico di Corbetta, purtroppo scomparso, così
descrive:
"Il quadro è molto bello. Il Santo è in ginocchio,
al culmine di una scalinata tenuta su toni bassi di colore; un angelo
incorona la Madonna, altri portano fiori, altri occhieggiano semplicemente.
L'aria è diradata, trasparente; la luce è profumata,
estenuata, quasi tiepolesca. C'è un particolare insolito e
sorprendente e gentile: un cane assiste alla scena, un po' stupito,
e tiene tra le mandibole un cero acceso. Un bel tocco di ironia di
pietas inventiva" (dal catalogo "Mostra retrospettiva del
pittore Natale Penati - Bareggio 1988").
La fama che acquisì fu tale da raggiungere
anche altri paesi del Gargano e nel 1935 fu ospite del convento di
San Giovanni Rotondo dove nell'agosto di quell'anno, in occasione
dell'anniversario del 25° di ordinazione sacerdotale di Padre
Pio, realizzò gli affreschi nella Chiesetta del Convento dei
Cappuccini.
Dalla cronistoria del convento si viene a conoscenza che il 12 luglio
1935 il pittore arriva da Milano ed inizia subito i lavori che terminano
l'8 agosto. Il cronista dà anche un suo giudizio artistico
sull'opera affermando che "Natale Penati ha fatto opera degna
di lode sotto ogni aspetto. La sua pittura è bella, delicata,
espressiva. Il colore di fondo è cenere paglierino. La pala
d'altare maggiore è decorata uso drappi regali" (da "Dietro
le sue orme" di Alessandro da Ripabottoni, pag. 180).
Il pittore conobbe personalmente Padre Pio con il quale, anche dopo
il suo ritorno a Milano, continuò il rapporto di amicizia che
aveva iniziato in San Giovanni Rotondo, come attestano alcune lettere
indirizzate a Milano dal convento dei Cappuccini.
Ebbe anche l'onore di realizzare il ritratto del Santo, dipingendo
un quadro ad olio che gli venne commissionato nel 1936 dalla famiglia
Serritelli di S. Giovanni Rotondo e che il prof. Luciano Prada, così
descrive:
"Dirò dunque che qui lo sguardo si inchioda su un capolavoro.
Il frate si erge, a grandezza naturale, lungo un sentiero solcato
di ombre, delimitato da cipressi che fanno da sfondo alla figura.
L'uomo, un po' grave, un po' ieratico, dritto, pensieroso, composto
nel saio, cammina sostando. Un quadro d'autore, imprescindibile"
(dal catalogo "Mostra retrospettiva del pittore Natale Penati
- Bareggio 1988").
Fu certamente un periodo molto felice, il cui
ricordo il pittore volle mantenere vivo raffigurando su di un quadro
ad olio la Chiesetta con il Convento dei Cappuccini, che porterà
nella sua abitazione a Milano a perenne memoria.
Il Penati iniziò così la sua permanenza in terra garganica,
in cui raccolse grande stima ed apprezzamenti: era considerato un
"maestro" e spesso era ospite delle famiglie del luogo che
volevano in tal modo dimostrare la propria riconoscenza ed ammirazione.
Fu ospite anche dei prelati di vari paesi della zona, e dal 1934 al
1938 realizzò numerosi affreschi in diverse chiese di San Giovanni
Rotondo oltre che a Serracapriola e nella piccola chiesa Stella Maris
in Manfredonia.
E' questo il momento di più intenso
impegno per il pittore, che alternava la sua presenza nel Gargano
a periodi in cui ritornava nel Nord Italia, per svolgere anche altri
lavori che gli venivano commissionati a Milano e nella Provincia.
Ricordiamo dunque:
" nel 1937, un quadro ad olio raffigurante "S. Giovanni
Bosco" nella Chiesa del Sacro Volto in Via Sebenico a Milano,
che oltre a soddisfare un ex-voto, rappresenta il volto del figlio
Angelo in uno dei ragazzi che sono intenti ad ascoltare don Bosco,
lasciando così il suo personale ricordo nel quartiere dove
nacque e visse la propria vita.
" nel 1939, il soffitto della navata centrale della Chiesa di
San Giuseppe Oratorio in Via Redi a Milano, dove è affrescato
un dipinto raffigurante "Gesù tra i fanciulli", molto
espressivo e con significativa delicatezza cromatica, che fu restaurato
nel 1987 .
" sempre nel 1939, riceve l'incarico dalle sorelle Rosa e Angelina
Ferrario di affrescare il soffitto dello scalone della settecentesca
villa Gattinoni-Ferrario in Vanzago (comune in provincia di Milano)
attualmente di proprietà della Fondazione Ferrario, che ha
assunto l'eredità del lascito testamentario della signora Rosa.
Le due sorelle, note mecenate dell'epoca, avevano conosciuto il pittore
a San Giovanni Rotondo durante le loro frequenti visite a Padre Pio
e, apprezzandone il talento, lo scelsero per la decorazione della
loro villa.
Negli anni 1940-1941 ritorna nel Gargano, dove
nel pieno della maturità artistica, realizzerà il suo
capolavoro: affrescare le volte e le pareti della Cattedrale di Manfredonia
insieme alle stanze del Palazzo Vescovile.
L'ambìto incarico gli viene affidato dall'arcivescovo della
città mons. Andrea Cesarano, che aveva potuto apprezzare le
qualità umane ed artistiche del pittore durante le sue visite
pastorali nei comuni appartenenti all'Archidiocesi.
La Cattedrale rimane chiusa al culto per due
anni e viene inaugurata nel suo rinnovato splendore il 30 dicembre
1941. I giornali dell'epoca così si esprimono sull'opera realizzata:
"Opere queste di grande mole, consistenti in natura muraria ed
in vasti affreschi: questi ultimi occupano oltre tremila metri quadrati
di pareti e di volta ed hanno una potenza suggestiva per la gamma
coloristica in essi trasfusa dal pittore Natale Penati di Milano.
La grandiosità degli scenari, il movimento dinamico delle figure,
la sacra espressione dei volti, la gamma dei colori, fanno di queste
pitture delle autentiche opere d'arte. L'opera del pittore Natale
Penati da Milano è notevole dal punto di vista tecnico ed artistico.
Egli ha profuso negli affreschi, negli stucchi negli ori e nella disposizione
dei marmi tutta la sua squisita sensibilità e tutta la sua
incomparabile perizia. Dallo sfondo dell'abside, all'ingresso, dalle
varie cappelle al fonte battesimale, è tutta una felice armonia
di tinte, un succedersi di quadri in cui sono ritratte scene movimentate
e azioni di masse ed espressione di santi o puri volti di angioli"
(da "Il Popolo di Roma" del 31 dicembre 1941).
Gli affreschi testimoniano il genio e la versatilità
del pittore e ancora oggi riescono così tanto ad impressionare
l'attenzione del visitatore, da indurre il prof. Luciano Prada ad
esprimere questo giudizio critico sull'opera: "Entrato in Duomo,
e catturato in quella fantasmagoria di figure e simboli, mi colpirono
due cose: quella sensazione di luce decolorata, cadente, suprema,
ma tattile, forgiata, quasi un'illusione di solarità diffusa
e sommessa; e quella firma "Natale Penati da Milano", che
mi commuoveva e mi rimandava a casa. La luce, dunque. L'idea della
luce. L'esercizio discreto della luce, la pratica, il bisogno, la
fatica della luce: una luce calma, della quale conosciamo il lungo
itinerario da Piero della Francesca a Morandi. A ciò pensavo,
avvolto dall'apoteosi pittorica di Manfredonia" (dal catalogo
"Mostra retrospettiva del pittore Natale Penati - Bareggio 1988").
Ed ora, per un quadro più completo,
riportiamo l'elenco delle chiese nelle quali è ancora possibile
ammirare le sue opere, anche se per l'usura del tempo o per interventi
di restauro poco curati alcuni dipinti sono stati deteriorati ed in
alcuni casi anche cancellati:
Anno 1933 - Chiesa di S. Maria delle Grazie
in San Marco in Lamis
Anno 1934 - Chiesa di S. Giacomo in San Giovanni Rotondo
Anno 1934 - Chiesa di Sant'Anna in Foggia
Anno 1935 - Chiesa Stella Maris in Manfredonia
Anno 1935 - Chiesetta Convento dei Cappuccini in San Giovanni Rotondo
Anno 1935 - Chiesa Santa Maria Maddalena in San Giovanni Rotondo (diruta
dal 1980)
Anno 1936 - Chiesa di S. Leonardo in San Giovanni Rotondo
Anno 1936 - Quadro ad olio su tela raffigurante "Padre Pio da
Pietrelcina" (di proprietà privata)
Anno 1937 - Chiesa di San Nicola in San Giovanni Rotondo (la volta
è crollata nel 1982)
Anno 1937 - Chiesa di S. Maria in Silvis in Serracapriola
Anno 1938 - Affresco su muro ed acquerello su legno nel Convento dei
Cappuccini Serracapriola
Anno 1938 - Chiesa di Sant'Orsola in San Giovanni Rotondo
Anno 1938 - Chiesa di S. Donato in S. Giovanni Rotondo
Anno 1940 -1941 - Cattedrale di Manfredonia e Palazzo Vescovile
Anno 1941 - Chiesa di Maria SS. Assunta in Rignano Garganico
Anno 1941 - Chiesa dei SS. Martino e Lucia in Apricena
Sempre dello stesso periodo, nel 1940, realizza
per don Francesco Ciuffreda (allora seminarista) un quadro raffigurante
San Michele incoronato da Papa Pio IX, ora custodito a Monte Sant'Angelo
nella Chiesa della Parrocchia Sacro Cuore ed il cui soggetto è
stato altresì riprodotto su di una vetrata artistica a fianco
dell'altare.
Ovunque andava il pittore riusciva a farsi
apprezzare dagli abitanti del luogo ma soprattutto dai suoi collaboratori.
E tra di essi ricordiamo il Sig. Russitti Felice di San Marco in Lamis,
decoratore che collaborò con il pittore nella realizzazione
degli affreschi nella Chiesa di Santa Maria delle Grazie, il suo primo
importante lavoro.
A Manfredonia, Renzulli Michele (ora deceduto), che aiutava il pittore
nella preparazione e decorazione delle pareti ed il cui volto è
rappresentato in uno degli angeli dipinti in Cattedrale. A Rignano
Garganico è ancora vivo il ricordo del pittore nella mente
e nel cuore di Michele Caruso, pittore-decoratore ed all'epoca appena
sedicenne, chiamato dal "maestro" famigliarmente "Michelino",
che ha curato la decorazione della chiesa, mentre il pittore completava
le figure. A San Giovanni Rotondo sono ancora presenti nella memoria
di Ferdinando Tedesco, pittore-decoratore, i giorni trascorsi con
il pittore per affrescare le locali chiese di San Giacomo e del Convento
dei Cappuccini e quella di S. Maria in Silvis in Serracapriola.
Anche il dr. Michele Magno, già sindaco di Manfredonia e poi
senatore della Repubblica, in una lettera inviatami nel 1987, manifestava
il suo apprezzamento "consapevole del valore dell'Artista e degli
alti meriti da Lui acquisiti verso questa città con gli affreschi
qui eseguiti" e ricordando come "quando Natale Penati dipinse
gli interni della Chiesa di Santa Maria della Stella, io, meno che
adolescente, trascorsi ore ed ore all'interno del tempio, attratto
dalla sua grande capacità di artista".
Ma certamente il pittore non poteva dimenticare i luoghi della sua
giovinezza ed al ritorno dalla lunga parentesi nel Gargano, si dedicò
con altrettanta dedizione alla decorazione di chiese nei dintorni
di Milano, sempre ricorrendo alla tecnica dell'affresco.
Riassumiamo di seguito le opere realizzate
nel periodo:
Anno 1942-1944-1945 - Chiesa Parrocchiale SS. Pietro e Paolo in Pregnana
Milanese
Anno 1944 e 1947 - Chiesa dei SS. Fermo e Rustico in Cusago
Anno 1944-1947 - Chiesa di S. Lorenzo di Parabiago
Anno 1945 - Chiesa di S. Giuseppe Artigiano in Bariana frazione di
Garbagnate Milanese
Anno 1945 - Chiesa di Cristo Re in Mantegazza frazione di Vanzago
Anno 1947-1948 - Chiesa di Santa Maria Assunta in Bestazzo frazione
di Cisliano
Anno 1948 - Chiesa di San Sebastiano in Corbetta
Anno 1949- 1951 - Chiesa della Madonna della Neve in Bareggio
L'artista riuscì quindi a lavorare nella
sua amata terra di Lombardia, anche per merito della fama acquisita
in Puglia e per i buoni auspici interposti dalle sorelle Gattinoni
che presentarono il pittore ai diversi Parroci della zona.
Fra le opere sopra elencate merita una particolare attenzione la Parrocchiale
dedicata ai SS. Pietro e Paolo in Pregnana Milanese, sua ultima realizzazione
di rilievo e che lo vide impegnato nel periodo bellico, ospite del
Parroco don Fumagalli, per dipingere l'abside, le volte e le pareti
della Chiesa, e che può considerarsi senz'altro all'altezza
dell'altro suo indiscusso capolavoro, la cattedrale di Manfredonia.
Uomo umile e semplice, dalla personalità
riservata, aveva un carattere sereno e tranquillo, e la figlia Mariuccia
così lo descrive:
"NON ERA ALTO MA LA SUA FIGURA ERA BEN PROPORZIONATA, AVEVA OCCHI
AZZURRI E LIMPIDI, A VOLTE FURBI E QUANDO SORRIDEVA CON QUELLA SUA
ARIA UN PO' SORNIONA MI CONSOLAVA. ERA SEMPRE IN PACE CON SÉ
STESSO, NON SI LAMENTAVA MAI, PRENDEVA CIÒ CHE LA VITA GLI
DAVA CON SERENITÀ E INFONDEVA CALMA E OTTIMISMO IN QUANTI LO
CIRCONDAVANO. AVEVA LINEAMENTI FINI, UNA CHIOMA ANCORA FOLTA A QUEL
TEMPO, MA GIÀ BIANCA, CHE SPICCAVA IN CONTRASTO CON LA SUA
CARNAGIONE FRESCA ED UN SENSO DELL'HUMOR SPICCATISSIMO. QUANDO DIPINGEVA
I QUADRI, LA SUA CARATTERISTICA PECULIARE ERA QUELLA DI UTILIZZARE
UN LEGNO SPESSO QUANTO UN DITO E LUNGO CIRCA OTTANTA CENTIMETRI CHE
POSAVA SULLA TELA, TENENDOLO CON LA SINISTRA, E SUL QUALE APPOGGIAVA
LIEVEMENTE IL PALMO DELLA MANO DESTRA PER POTER DIPINGERE CON TRATTO
FERMO. SAI - MI DISSE UN GIORNO - OGNI QUALVOLTA INIZIO UN AFFRESCO
FACCIO IL SEGNO DELLA SANTA CROCE; SENTO CHE SOLO COSÌ RIESCO
AD ESPRIMERE SENZA DIFFICOLTÀ IL MIO ANIMO NEI DIPINTI. CAPII
QUANTO LA SUA ARTE FOSSE LEGATA AI SUOI PURI SENTIMENTI."
Artista con una forte capacità creativa,
aveva un tratto sicuro, senza ripensamenti, e sapeva usare con maestria
i colori mai troppo marcati, tutte qualità che rendevano i
suoi dipinti carichi di grande espressività e capaci di trasmettere
profonde emozioni.
Vorrei adesso descrivere la tecnica utilizzata dal pittore sia nella
preparazione dei colori che nella realizzazione dei dipinti, così
come mi è stato testimoniato dal suo collaboratore, tuttora
vivente Michele Caruso di Rignano Garganico e come avevo appreso durante
le amabili conversazioni con mio padre Angelo:
"Poiché all'epoca la materia prima scarseggiava, soprattutto
nei luoghi lontani dai centri urbani, veniva spesso raccolta la terra
dei campi che, opportunamente setacciata, si utilizzava per miscelarla
con i colori di base. Come elementi neutri venivano usati il nerofumo,
già preparato in scatole, ed il biancone che veniva fornito
a pezzi ed utilizzato dopo averlo sciolto in acqua. Al colore che
si otteneva, veniva poi aggiunto della chiara d'uovo o della resina
per renderlo più facilmente applicabile alla parete così
da mantenere inalterata nel tempo la propria vivacità e brillantezza.
Terminata la preparazione del colore il pittore provvedeva a comporre
la "madre tinta", così chiamata perché dava
l'impronta all'intero dipinto; veniva poi applicata su tutta la parete
e successivamente miscelata con gli altri colori per riprendere in
tal modo la stessa tonalità in una sorta di motivo ricorrente
che avrebbe pervaso tutto il dipinto.
Il disegno che doveva essere riportato sulla parete veniva prima realizzato
su di un grande cartone, particolare per particolare. Successivamente
si faceva passare lungo il tracciato un colore scuro miscelato con
aceto, e quando questo strato si era asciugato, si punzecchiava, con
un grande ago, sulla carta in prossimità del tracciato. Si
prendeva poi un fine panno di cotone (30 cm x 30 cm) e, formando un
sacchetto, lo si riempiva di nerofumo o di terra ombra scura. Si stendeva,
così, il foglio sulla parete da affrescare e si tamponava la
terra ombra sul foglio forato, in modo che, attraverso i fori, sulla
parete vi restava l'impronta del disegno, da cui partire per la colorazione
e le sfumature. L'artista terminava poi la composizione con grande
abilità, sia seguendo il proprio estro sia i suggerimenti avuti
dai direttori dei lavori.
Spesso si alzava di notte e, ispirato dalla sua fantasia, disegnava
il bozzetto del soggetto che poi il mattino successivo metteva in
opera. La rappresentazione dei personaggi si ispirava alla narrazione
dei sacerdoti del luogo ed alla lettura di libri e riviste specializzate
mentre i particolari, gli sfondi, i paesaggi ed i grandi scenari mistici
venivano realizzati di getto. Nell'esecuzione dei dipinti il pittore
amava lavorare nel più assoluto silenzio, per trovare la giusta
espressione nelle figure e l'equilibrio cromatico dei colori. Era
molto rapido, impegnandosi dal mattino presto sino a tarda sera, contento
solamente quando a lavoro ultimato poteva gustare l'opera completa.
Maestro di vita oltre che grande artista, per me è stato come
un padre".
Nell'osservare i suoi dipinti si può
cogliere con immediatezza la semplicità del linguaggio usato
dal pittore. Ovunque affiora il suo profondo spirito di credente che
sin dai gesti più semplici lo accompagnava in ogni giornata,
con quella capacità di parlare attraverso immagini che sanno
creare un'atmosfera di pace e serenità interiori. Caratteristica
questa che è presente in ogni opera sacra da lui realizzata
e che ho avuto la gioia di poter ammirare ripercorrendo i suoi itinerari
pittorici.
Di lui ha scritto il critico d'arte Luciano
Prada (Catalogo Mostra Retrospettiva - Bareggio 1988): "Era un
uomo che tratteneva la sua capacità di entusiasmo. Mascherava
un suo quieto pudore d'intenerimento,una quasi adolescenziale freschezza.
Ma da questa vivezza dell'animo, sgorga un grande esempio di serenità;di
fede nel lavoro,di rispetto, di sapienza. Pittore di cieli, Natale
Penati fu sparato sul diagramma della vita come a sostenere un rimprovero:
che un tempo, i cieli e le coscienze fossero davvero più puliti
d'adesso."
Inesauribile nella sua vena pittorica, Natale
Penati lasciò anche numerosi quadri ad olio, acquerelli e dipinti
a china, ai propri figli e parenti, raffiguranti paesaggi rustici,
scorci dei Navigli milanesi, Madonne con angeli ed anche i ritratti
della moglie e dei figli.
Dopo lunga malattia, conclude la sua esperienza
terrena il 28 febbraio 1955, nella propria abitazione a Milano, lasciando
un patrimonio artistico che ora tocca ai posteri conservare e valorizzare
a sua perenne memoria.
Postumi sono stati i riconoscimenti ricevuti
dalle Pubbliche Autorità.
La città di Manfredonia nel 1985 ha intitolato al pittore un
piazzale mentre la città di Pregnana Milanese nel 1997 ha intitolato
una strada al suo nome. Nel 2009 il Comune di San Giovanni Rotondo
ha intitolato una strada all'artista e quello di Rignano Garganico
ha già approvato l'intitolazione di una via della città
al nome di Natale Penati, a perenne memoria di un pittore che ha vissuto
la propria vita come totale vocazione all'arte, lasciando in eredità
un prezioso tesoro che abbiamo il dovere di custodire e di fare apprezzare.
Dr. Roberto Penati
nipote del pittore Natale Penati
SITO DEDICATO AL PITTORE NATALE PENATI: